Parchi – Il Parco degli Acquedotti

Uno dei punti di forza dell’Antica Roma era la sua capacità di rifornire d’acqua le proprie città. Nessun luogo testimonia questa capacità del Parco degli Acquedotti di Roma.

Gli acquedotti di Roma

La Roma capitale dell’omonimo impero era la città più grande e popolosa del mondo, con il suo milione di abitanti provenienti da ogni provincia.

Una simile popolazione necessitava di enormi quantità d’acqua, nonostante la città sia attraversata dal fiume Tevere. Gli ingegneri romani risolsero il problema costruendo imponenti acquedotti. Il compito di queste strutture era quello di intercettare acqua da sorgenti poste fuori città e trasportarla per chilometri fino a Roma. Gli acquedotti erano progettati in modo da mantenere sempre una pendenza di 2 gradi, in modo da far scorrere l’acqua a una velocità ottimale e costante; per ottenere tale scopo furono costruiti tratti sotterranei in galleria e additirittura ponti sorretti da arcate nei punti in cui il condotto doveva emergere a causa della morfologia del terreno.

Al massimo del suo splendore, Roma aveva ben 11 acquedotti:

  • Aqua Appia, costruito nel 312 a.C. e lungo 16,5 km
  • Anio Vetus, costruito nel 270 a.C. e lungo 63,5 km
  • Aqua Marcia, costruito nel 144 a.C e lungo 91 km (si tratta del più lungo degli 11)
  • Aqua Tepula, costruito nel 125 a.C. e lungo 18 km
  • Aqua Iulia, costruito nel 33 aC. e lungo 23 km
  • Aqua Virgo, costruito nel 19 a.C. e lungo 19 km (questo in particolare è l’unico ancora attivo e attualmente alimenta le fondate del centro storico di Roma, come per esempio la celebre Fontana di Trevi)
  • Aqua Alsietina, costruito nel 2 a.C. e lungo 33 km
  • Aqua Claudia, costruito nel 38 d.C. e lungo 68 km
  • Anio Novus, costruito nel 38 d.C. e lungo 87 km (l’Anio Novus era l’acquedotto caratterizzato dalla maggiore portata d’acqua giornaliera, che arrivava a sfiorare i 200.000 metri cubi al giorno)
  • Aqua Traiana, costruito nel 109 d.C. e lungo 57 km
  • Aqua Alexandrina, costruito nel 226 d.C. e lungo 22 km

Queste infrastrutture sopravvissero per un secolo al crollo dell’Impero Romano d’Occidente, avvenuto nel 476 d.C. fino all’assedio degli Ostrogoti del 576 d.C., quando il loro sovrano Vitige fece distruggere varie sezioni degli acquedotti per costringere Roma alla resa. Solo l’Aqua Virgo sopravvisse dal momento che il suo percorso è sotterraneo per la maggior parte, e tutt’ora alimenta le fontane del centro storico della città.

Il Parco degli Acquedotti

Il parco in pratica è una riserva sia naturale che archeologica, istituito nel 1965 (e poi inserito nel Parco dell’Appia Antica nel 1988) per preservare l’Agro Romano in un’area molto particolare, dove ben 6 degli undici acquedotti di incontrano prima di entrare nel centro storico. A questi sei se ne aggiunge un settimo costruito durante il Rinascimento, l’Aqua Felix, che è tutt’ora funzionante e l’acqua da esso trasporata forma prima uno stagno e poi un corso d’acqua con tanto di piccola cascata.

Situato tra la via Appia Nuova e la via Tuscolona, è facilmente raggiungibile dalla linea A della metropolitana romana, più precisamente dalla fermata Lucio Sestio, Subaugusta e Cinecittà. Come escursione è molto facile, dal momento che si tratta di un parco urbano che è adatto anche alla pratica di sport all’aria aperta come la corsa o il ciclismo. Nella bella stagione può essere un’ottima meta anche per una scampagnata.

Fauna

La riserva è molto importante per la fauna dell’area romana, perché costituiesce uno degli ultimi lembi di habitat in cui possono prosperare gli anfibi (il fosso e lo stagno sono sempre pieni di girini), il passero domestico (recentemente in calo demografico a causa della concorrenza di pappagalli alieni) e di varie specie di insetti, caratteristici delle aree umide, del legno marcescente e degli spazi aperti.

Flora

Durante un’escursione in questo parco è possibile ammirare varie specie vegetali tipiche della campagna romana, come per esempio il celeberrimo pino domestico di cui Roma è piena; ma si possono anche ammirare varie altre specie importanti, sia coltivate che spontanee, alcune delle quali tipiche delle aree umide e quindi a rischio di estinzione. Non mancano specie commestibili spontanee e molto comuni nella campagna romana, come la borragine, il cardo o la cicoria.

Per approfondire

Ivan Berdini

Zoologo e appassionato di fotografia