Ritrovato il silfio, la pianta preziosissima del’antica Roma?

Qualche tempo fa abbiamo parlato del silfio, una pianta preziosissima durante l’antica Roma e che ora è perduta, forse estinta. E se non fosse così?

La pianta preziosissima e perduta

Il silfio (in latino laserpicium) era una pianta che nel periodo romano era coltivata nella provincia della Cirenaica, odierna Libia, ed era estremamente preziosa. Si trattava di un’apiacea parente delle odierne carote e aveva molti utilizzi, tra cui possiamo annoverare la preparazione di condimenti o di medicinali. Particolarità interessante era la documentata impossibilità di coltivare il silfio, che quindi veniva usato solo nella sua forma selvatica, caratterstica che spiega in parte il suo enorme prezzo.

Per approfondire prima di continuare, consiglio di leggere l’articolo precedentemente pubblicato.

In breve, nel corso dei secoli il silfio è andato perduto, in qualche modo se n’è persa la memoria nonostante il suo grande valore.

Che fine ha fatto il silfio?

La specie potrebbe essersi estinta per l’eccessivo sfruttamento o per qualche mutamento delle condizioni ambientali del nord Africa avvenuto negli ultimi 2.000 anni. Per alcuni studiosi infatti si tratta della prima specie vegetale di cui è documentata l’estinzione, tuttavia non bisogna saltare subito a conclusioni affrettate perché non è raro che una specie considerata estinta venga nuovamente trovata a decenni di distanza dal suo ultimo ritrovamento. Capita anzi abbastanza spesso che una specie piccola e poco appariscente, come può essere una pianta erbacea o un insetto (talvolta però capita di ritrovare anche pesci, piccoli uccelli o piccoli mammiferi) non si estingua ma diventi così rara da essere difficile da trovare. In questo caso, potrebbe non essere più trovata per decenni nei campionamenti degli studiosi, che la dichiarano quindi estinta; per poi essere trovata nuovamente per caso dopo un certo tempo.

Addirittura può capitare che piccole popolazioni relitte di una specie possano sopravvivere millenni confinate in località remote caratterizzate da un clima particolare. Un caso eclatante è quello della conifera Wollemia nobilis, conosciuta solo allo stato fossile prima che una piccola popolazione fosse scoperta in una sperduta valle in Australia. Per cui vuole vedere da vicino una pianta resuscitata, ce n’è una all’orto botanico di Roma.

Il ritrovamento del possibile silfio

L’ipotesi della sopravvivenza del silfio è stata avanzata da Mahmut Miski, un farmacologo dell’Università di Istambul. Nel 1983 Miski si trovava sul monte Hasan, in Cappadocia (Turchia), per studiare le piante del genere Ferula, apiacee spesso ricche di molecole utili per usi farmaceutici. Ferula è proprio il genere cui probabilmente apparteneva il silfio e cui appartiene anche l’assa fetida (Ferula assa-foetida), una pianta che tutt’ora è usata in India per produrre un condimento simile a quello che i romani ricavavano dal silfio.

Ferula assa-foetida, molto simile alla Ferula drudeana e al silfio
(By Patrick Verhaeghe – https://www.flickr.com/photos/28314792@N05/27863569178/, CC0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=102489204)

Sui pascoli del monte Hasan cresce un’apiacea molto rara e a rischio di estinzione chiamata Ferula drudeana. Tanto rara che spesso gli allevatori locali costruiscono muretti per impedire al bestiame di mangiarla.

F. drudeana ha una struttura molto simile a quella descritta per il silfio e può essere usata per tutti gli utilizzi raccontati dagli storici greci e romani, sia medicinali che culinari, per via dei numerosi principi attivi che contentiene. Inoltre, come il silfio, è estremamente difficile da trapiantare e da coltivare, tanto che i botanici di Istambul sono riusciti a riprodurla in orto botanico solo grazie a una tecnica moderna chiamata vernalizzazione, ossia l’esposizione artificiale dei semi a condizioni che simulano quelle invernali.

Potrebbe davvero essere il silfio?

F. drudeana potrebbe davvero essere il silfio, perché in effetti ne presenta varie caratteristiche. Tuttavia non è possibile averne la certezza, perché mancano prove concrete per svelare il mistero. La parola “fine” si potrà mettere solo se fossero trovati dei semi o parti di pianta in una tomba nel relitto di un mercantile, da cui possa essere estratto del DNA di silfio da confrontrare con quello di F. drudeana.

Anche se F. drudeana fosse il silfio, resta ancora un mistero da risolvere: come ha fatto una pianta così difficile da coltivare ad arrivare dalla Cirenaica (odierna Libia) fino alla Cappadocia (Turchia?). Un altro affascinante mistero che al momento non può essere risolto.

Per approfondire:

Ivan Berdini

Zoologo e appassionato di fotografia