La siccità si affronta quando c’è acqua in abbondanza

Ci troviamo in un periodo siccitoso, ma questo tipo di problemi si risolvono nei periodi di abbondanza d’acqua. Sembra un parodosso, ma non lo è e anzi vale la pena di ragionarci sopra.

Pioggia (By W.carter – Own work, CC0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=69918183)

La siccità del 2022

Attualmente ci troviamo in periodo siccitoso, ossia in inverno e primavera 2022 è caduta una quantità di pioggia inferiore alla media, fenomeno che unito al caldo estivo ha provocato una disponibilità d’acqua minore del solito.

La parola “siccità” sta in effetti a indicare una mancanza di pioggia per un periodo più lungo del solito ed è un termine di origine latina. Ai media piace molto usare questa parola, ma sembra non ne conoscano bene il significato, infatti i giornalisti sembrano pensare che significhi invece “aridità”. Negli anni passati i media hanno spesso denuncianto problemi siccità molto più esagerati della situazione reale; alla fine hanno finalmente ottenuto una siccità vera (un vecchio proverbio consiglia di fare attenzione ai propri desideri, perché a volte vengono esauditi).

Cenni sul ciclo idrologico

Tutti dovremmo conoscere il cliclo idrologico (noto impropriamente come “ciclo dell’acqua”) che si studia alle scuole elementari o primarie, ma diamo un veloce ripasso.

In generale l’acqua dolce presente sulle terre emerse deriva dalle precipitazioni, indotte dal vapore acqueo generato dall’evaporazione degli oceani, e possono avere varie forme: pioggia, neve, grandine, tutte a varia intensità. L’acqua arrivata sulle terre emerse può accumularsi nei laghi, nelll falde acquifere o nei ghiacciai, per poi tornare in mare in un tempo variabile prevalentemente attraverso i corsi d’acqua. Appare ovvio che senza precipitazioni che ricaricano le riserve, queste prima o poi terminerebbero.

Le conseguenze della siccità

Ovviamente una minore disponibilità d’acqua ha molte ripercussioni sulle nostre vite. L’acqua infatti è un liquido molto abbondante sulla Terra, ma prevalentemente è salata e invece a noi serve quella dolce per per bere, cucinare, per l’igiene e per moltissime altre cose. Per esempio è essenziale per produrre cibo, dato che serve per irrigare i campi, ma anche per produrre energia: basti pensare alle centrali idroelettriche, ma la gran parte delle tecnologie esistenti per produrre elettricità (dalle termoelettriche a combustibili fossili fino alle nucleari) utilizzano l’acqua di una riserva vicina per raffreddare qualcosa nel loro ciclo di generazione.

Anche molte lavorazioni industriali necessitano di acqua in varie fasi del processo produttivo, perché è usata spesso come liquido di raffreddamento per i macchinari essendo (normalmente) ampiamente disponibilite e a basso costo.

La sua scarsezza può bloccare tutti i processi sopra descritti, con danni anche considerevoli. Nei casi più estremi la mancanza d’acqua non permette di irrigare i campi coltivati, provocando una carestia con conseguente perdita di vite umane. Poca acqua per l’igiene può provocare anche vittime a causa di vari tipi di problemi sanitari, come per esempio alcune epidemie che specialmente in passato falcidiavano le popolazioni umane.

Cosa fare contro la siccità?

E qui veniamo al paradosso di cui parlavo nel titolo di questo articolo: “il problema siccità si risolve quando c’è acqua in abbondanza”.

In parole povere, per avere sempre acqua in abbondanza occorre costruire opere di ritenzione idrica, come dighe e grandi serbatoi sotterranei, in cui stivare quandi quantità d’acqua durante i periodi umidi. Attualmente nel nostro paese questo tipo di opere non è sufficiente e un’enorme quantità di acqua viene persa in mare dopo le piogge (passando ovviamente prima per i fiumi in piena). Con grandi riserve idriche sarebbe invece possibile continuare a irrigare i campi (che sono per forza di cose grandi utilizzatori) senza pesare su laghi, fiume e falde, la cui acqua può essere utilizzata per altri fini (come quelli civili e quelli industriali).

Un altro sistema per avere acqua in abbondanza nei periodi siccitosi può essere quello di estrarla dagli oceani e desalinizzarla. Questo processo necessita di grandi quantità di energia, ma se la smettissimo di avere paura dell’energia nucleare (la parola proibita!!) non sarebbe un gran problema. Attualmente ci sono paesi situati in aree desertiche che usano molta acqua desalinizzata, come per esempio Israele.

Proprio sull’energia occorre fare una cosiderazione, infatti è nei periodi siccitosi come questo che si percepisce bene la follia dell’energia idroelettrica, che sarà anche rinnovabile ma spreca quantità enormi di acqua e va in conflitto con l’agricoltura. Attualmente siamo costretti a scegliere se usare l’acqua per irrigare i campi (e quindi per mangiare) o per produrre elettricità, cosa assoutamente assurda.

Non si tratta affatto di una soluzione nuova, ma veniva già applicata nell’antica Roma, quando si costruivano già bacini per conservare l’acqua e canali per portarla nei campi da irrigare, noi possiamo fare la stessa cosa con mezzi molto superiori. Molte altre civiltà diverse da quella romana facevano esattamente la stessa cosa, riuscendo anche a prosperare in deserti estremamente più aridi rispetto all’Italia contemporanea.

La bufala dei 15.000 litri d’acqua per produrre un kg di carne

Colgo l’occasione per smontare una bufala assurda che purtroppo circola da anni senza controllo: non è vero che servono 15.000 litri d’acqua per produrre un kg di carne. L’allevamento è praticato da millenni e se davvero servisse così tanta acqua, le aree in cui si pratica dovrebbero essere dei deserti. Ma non è così, anzi normalmente si alleva nelle aree con abbondanza d’acqua.

La bufala dei 15.000 litri deriva dal calcolo dell’impronta idrica, che considera tutta l’acqua che in qualche modo gira intorno all’allevamento, da quella bevuta dagli animali, passando per quella piovana, fino a quella usata per irrigare i campi in cui viene prodotto il foraggio. Si capisce piuttosto bene che la gran parte di quei 15.000 litri torna nel ciclo idrologico ben prima che l’animale sia macellato, infatti il calcolo dell’impronta idrica fa molti assunti discutibili e non considera i diversi tipi di acqua usata e il diverso tempo impiegato a tornare nel ciclo idrologico. Si limita a sommare le quantità in modo arbitrario.

Maggiori informazioni al riguardo sono disponibili qui. Francamente mi dispiace vedere che un problema serio come la siccità sia usato per fare propaganda pro-vegetariai.

Altri interventi possibili

Oltre alla costruzione di grandi infrastrutture, ci sono anche altri accorgimenti che possono essere attuati in ogni settore e nella vita quotidiana. Non mi riferisco a esternazioni grottesche come quelle del presidente onorario del WWF, che consigliano di non lavarsi, ma comportamenti a costo zero che anzi possono far risparmiare acqua e anche denaro.

Per esempio, le docce sono una cosa molto importante per l’igiene e la sanità pubblica, ma ovviamente non è necessario starci sotto per mezz’ora. Una decina di minuti sono più che sufficienti, avendo cura di chiudere il rubinetto quando ci si insapona. Un altro buon accorgimento può essere quello di chiudere il rubinetto quando ci si lava i denti, dato che l’acqua serve solo per il riasciacquo per cui bastano pochi sorsi. Esistono anche sciacquoni dotati di due modalità, di cui una che rilascia metà dose d’acqua.

Può sembrare controintutivo, ma lavare i piatti con la lavastoviglie (purché sempre a piano carico) è utile per consumare meno acqua, dato che carica sempre e solo la quantità necessaria; a mano invece c’è un controllo molto inferiore sulle quantità e sull’efficienza del lavaggio. La stessa identica cosa vale per il bucato: la lavatrice a pieno carico è molto più efficiente nell’usare l’acqua di qualunque massaia.

Ci sono poi idee che potrebbero essere attuate da chi progetta e realizza nuovi edifici. Per esempio, l’acqua piovana, quella delle acque grigie (cioè gli scarichi dei lavandini) o la condensa dei condizionatori potrebbe essere usata per gli scarichi dei bagni, e questo ridurrebbe la quantità di acqua consumata procapite.

Insomma ogni giorno utilizziamo tantissima acqua, ma bastano pochi sempli accorgimenti per usarne di meno senza avere la vita stravolta e avere addittura un risparmio economico.

Concludo con una bella bacchettata alle amministrazioni pubbliche: si strima che fino al 40% dell’acqua prelevata dalle falde si perda durante il passaggio nei vetusti e fatiscenti acquedotti pubblici, caratterizzati da perdite ingenti. Si tratta di una quantità d’acqua enorme ed è ridicolo urlare alla penuria d’acqua quando se ne spreca quasi la metà prima ancora che arrivi nei luoghi di utilizzo.

Basta ecologismo estremista

Il nostro paese è caratterizzato da un clima mediterraneo in larga parte del suo territorio, un tipo di clima che tende naturalmente a essere un po’ arido. Fenomeni come aridità e siccità non sono nuovi e non c’è bisogno di scomodare i supercattivi come il “cambiamento climatico” (definizione che non amo, perché è un contenitore informe in cui si può mettere tutto, a seconda della convenienza), ma basta osservare il passato per accorgersi che periodi più aridi sono piuttosto comuni nella nostra area geografica. Nel corso della storia ci sono molti episodi di carestie provocati dalla siccità, quindi si capisce che non è un problema recente; addirittura la vegetazione tipica mediterranea è adattata all’aridità, un’ulteriore dimostrazione che non è un fenomeno nuovo e legato a cambiamenti climatici dell’ultimo secolo.

Qui sorge spontanea una domanda: perché ci siamo dimenticati della siccità e abbiamo iniziato a considerarla una cosa recente? Non lo comprendo, come non comprendo perché i gruppi ecologisti facciano solo terrorismo psicologico su catastrofi prossime previste dai modelli matematici (quando un po’ più di cautela invece non guasterebbe, anzi una comunicazione meno terrorizzante sarebbe molto più efficace), invece di fare pressioni politiche per costruire le necessarie opere di ritenzione idrica per metterci al sicuro dai periodi più aridi.

Invece l’unica cosa che sanno fare è una propaganda terrorizzante che mira a ottenere l’abbassamento delle emissioni di anidride carbonica (la famosa CO2) a forza di fonti rinnovabili, ma questo non risolve il problema per due motivi:

  • Se il tempo e il clima sono impazziti a causa delle attività umane, allora è completamente folle mettersi totalmente nelle mani del clima per produrre la nostra energia. Come potremmo avere le forniture di energia abbondanti e costanti che ci servono da sole, vento e laghi se le condizioni meteo diventassero più difficili da prevedere?
  • Abbassare le emissioni è inutile nel breve termine, perché ci vorrebbero decenni per smaltire l’eccesso di CO2 in atmosfera, quindi continueremmo a vivere per anni le conseguenze di siccità più frequenti in attesa che le cose cambino. Ergo abbiamo comunque bisogno di infrastrutture per gestire meglio l’acqua.

Conclusioni

Purtroppo ci troviamo sempre nella stessa situazione: le soluzioni esistono, ma si possono trovare solo ragionando con raziocinio e con calma sui problemi. Il terrorismo psicologico delle associazioni ecologiste e dei media non aiuta ad affrontare il problema, primo perché mette ansia e far venir meno la calma necessaria ad analizzare la situazione; secondo perché spinge le energie nella direzione sempre sbagliata, che prevede lo stravolgimento della vita delle persone.

Finché questi gruppi non impareranno che le persone non vogliono essere colpevolizzate, impaurite e avere la vita stravolta, non riusciranno mai a ottenere risultati. Serve più pragmatismo e meno attivismo, ma con la comunicazione attuale non è possibile andare oltre slogan infantili e manifestazioni simboliche utili come un frigorifero al polo sud.

Ivan Berdini

Zoologo e appassionato di fotografia