Esistono gli extraterrestri?

Questa è una domanda apparentemente semplice, che esige una riposta complessa.

WinkAlien
Di Opera propria – Questo file deriva da: Alien2.JPG, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1773974

La moda degli UFO

Ultimamente vanno parecchio di moda le trasmissioni televisive che parlano di rapimenti alieni, avvistamenti di UFO, contatti segreti coi governi e cose del genere. Non c’è bisogno di dire che i contenuti di quelle trasmissioni siano delle complete assurdità, raccontate spesso da mitomani quando non da veri e propri truffatori. Ma questa tendenza ha avuto una conseguenza imprevista sull’opinione pubblica: chi non crede ai “complotti alieni” spesso bolla come assurdità la possibilità che gli alieni esistano, ma questo è sostanzialmente un errore.

Sostenere che civiltà extraterrestri vengano sulla Terra per rapire persone, consegnare messaggi a pochi eletti (i cosiddetti “contattisti”) oppure per negoziare accordi segreti con certi governi è assolutamente ridicolo. Ma dire che gli extraterrestri esistono è una cosa ragionevole non ridicola. Semplicemente è un’altra questione: in generale nulla vieta l’esistenza di forme di vita extraterrestri e l’ipotesi dell’esisteza è presa sul serio anche da mondo scientifico. Sono gli UFO e tutte le storie che ci girano intorno a essere solo folklore.

Condizioni rare, ma non impossibili

Noi viviamo su un pianeta roccioso dal nucleo attivo, dotato di un grande satellite e che orbita alla giusta distanza attorno a una stelle di tipo “nana gialla” (qui per approfondire la classificazione delle stelle). Il nucleo attivo genera nello spazio un campo magnetico che fa da scudo per le radiazioni e al vento solare; la Luna stabilizza l’asse di rotazione del pianeta e quindi il suo clima; il Sole è una stella stabile che genera una bassa quantità di radiazioni dannose. Queste caratteristiche, nel loro insieme, hanno permesso lo sviluppo di ciò che noi chiamiano “vita”. Sono condizioni effettivamente un po’ particolari, ma non sono impossibili: nulla vieta che si manifestino insieme in un altro luogo del nostro universo: come si sono manifestate una volta (il nostro caso), possono farlo di nuovo. E infatti scopriamo che le stelle simili al Sole sono fra le più comuni dell’Universo e spesso hanno anche pianeti che orbitano loro intorno. Gli astronomi infatti hanno scoperto finora quasi duemila esopianeti (detti anche “pianeti extrasolari”), ossia pianeti che orbitano intorno ad altre stelle, e alcuni di essi rispettano almeno il parametro della fascia di abitabilità (come per esempio, Kepler-22 b).

La vita può esistere solo su pianeti come la Terra?

Gli studiosi hanno anche ipotizzanto condizioni differenti per lo sviluppo di forme di vita come noi le conosciamo. Una possibilità sono i pianeti delle nane rosse (piccole e deboli stelle tra le più comuni dell’Universo) i quali potrebbero ospitare condizoni adatte allo sviluppo di forme di vita su un loro emisfero: i pianeti nella fascia di abitabilità di una nana rossa sono molti vicini alla stella, quindi le rivolgerebbero sempre lo stesso emisfero (come accade con la Luna che mostra sempre la stessa faccia alla Terra), ergo si avrebbe un emisfero caldo e umido (adatto a ospitare forme di vita) e uno buio e perennemente ghiacciato. L’emisfero buio sarebbe certamente meno ricco di vita rispetto all’altro, ma non necessariamente morto: sulla Terra esistono ecosistemi che prosperano nelle profondità dell’oceano alimentati da fenomeni geotermici, quindi perché non potrebbero esistere forme di vita che vivono grazie al calore geotemico anche sull’emisfero in ombra di un simile pianeta?
Un’altra possibilità potrebbero essere i grandi satelliti dei giganti gassosi, che potrebbero essere adatti allo sviluppo di forme di vita in sistemi un po’ più instabili, come per esempio queli binari (formati da due stelle).
Addirittura si potrebbero immaginare forme di vita completamente differenti da quelle che noi siamo abituati a considerare, che quindi potrebbero evolversi in condizioni ambientali difficili da ipotizzare.
Naturalmente queste sono solo ipotesi, tutte assolutamente ragionevoli ma che potranno essere dimostrate solo quando e se verranno scoperte forme di vita extraterrestri.
Bisogna che considerare cosa si intende per “vita”: le condizioni per lo sviluppo di una civiltà come la nostra sono sicuramente più stringenti e più rare di quelle che possono permettere lo sviluppo di una vita microbica, simile ai nostri batteri.

L’equazione di Drake

Anche l’esistenza di altre civiltà tecnologicamente avanzate è assolutamente ragionevole e presa sul serio dalla comunità scientifica. Celebre è, per esempio, l’equazione di Drake che serve a stimare il numero di civiltà con la possibilità di comunicare via radio che potrebbero abitare la nostra Galassia:

N = R^{*} ~ \times ~ f_{p} ~ \times ~ n_{e} ~ \times ~ f_{l} ~ \times ~ f_{i} ~ \times ~ f_{c} ~ \times ~ L

Naturalmente è solo una stima, quindi è imprecisa per definizione.

Il progetto SETI

Molto più concreto è il progetto SETI, che dal 1974 utilizza radiotelescopi (grandi antenne che captano le onde radio provenienti dallo spazio) per cercare segnali artificiali che possono svelare l’esistenza di civiltà extraterrestri in possesso di tecnologia radio.

Un classico grigio, il tipo di alieno più famoso del nel folklore ufologico (Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=651320)

Purtroppo non è mai stato captato un segnale extraterrestre (a eccezione di un caso che forse fu un positivo), ma questo non significa che non esistano gli extraterrestri. Infatti le antenne SETI, per quanto possano essere potenti, possono osservare solo una frazione del cielo per volta, quindi potrebbero essere stati mancati chissà quanti messaggi o segnali alieni perché l’antenna era puntata nella direzione sbagliata: purtroppo non si può sapere in anticipo da dove proverrà un segnale, si deve puntare l’antenna a caso e sperare.
Si deve anche considerare che le civilità aliene più avanzate potrebbero utilizzare metodi di comunicazione che noi ancora non conosciamo o che non abbiamo mai immaginato.

Ammesso che si riesca a ricevere un segnale, però, ci sarebbero ulteriori problemi:

  • Non è detto che saremmo in grado di decifrarlo, dato che non possiamo immaginare il sistema di numerazione o il tipo di codifica utilizzato da un’ipotetica specie extraterrestre;
  • un’eventuale risposta impiegherebbe molto tempo ad arrivare, quindi chi ha inviato il messaggio originario potrebbe non essere più in ascolto.

L’ultimo punto è un effetto della distanza: se un mondo alieno situato a 4 anni luce da noi ci inviasse un segnale, esso impiegherebbe 4 anni a raggiungere la nostra antenna e la risposta sarebbe a destinazione in altri 4 anni, per un totale di 8 anni per scambiarsi due messaggi. Dato che la nostra galassia ha un diametro di 100.000 anni luce circa, la cosa diventa abbastanza problematica.

La distanza è anche ciò che rende difficili i viaggi interstellari: in base alle nostre conoscenze servirebbero millenni per raggiungere le stelle più vicine. Ci si può azzardare a ipotizzare che prima o poi si potrà scoprire un modo per accorciare il viaggio, in fondo fino a 100 anni fa era considerato impossibile viaggiare in poche ore da un continente e l’altro, eppure noi lo facciamo abitualmente. Tuttavia non esiste nulla che faccia ipotizzare che ciò sia effettivamente possibile: attualmente i viaggi interstellari rientrano nel campo dell’impossibile o al massimo della fantascienza.

In conclusione, là fuori esistono molto probabilmente altre forme di vita e altre civiltà, magari non tante come nei film di Star Wars, ma almeno qualcuna c’è quasi certamente. Dove sono? Bella domanda, l’unico modo per trovarle è continuare a cercare!

P.S. tenete bene presente che le mie sono soltanto ipotesi, seppur ragionevoli!

Ivan Berdini

Zoologo e appassionato di fotografia