Viaggio nel “mistero” – La vera chimica delle “scie chimiche”

Le scie chimiche (cioè le scie di condensazione degli aerei) secondo i fautori di una famosa teoria del complotto, sarebbero in verità dei veleni sparsi con lo scopo di sterminarci. La teoria cospistazionista più stupida della storia dell’Umanità.

Scie di condensazione lasciate dagli aerei (Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=181615)

La “teorie” del complotto

Secondo alcuni personaggi che imperversano in rete, le scie tracciate dagli aerei non sarebbero semplici tracce lasciate dalla condensa ma la prova di un oscuro complotto.

Le scie infatti sarebbero in realtà composte da sostanze “chimiche” non meglio identificate, rilasciate con lo scopo di… boh, nemmeno i teorici del complotto sono certi della funzione che avrebbero le scie. In realtà non sono nemmeno certi della loro funzione. Vediamo qualche esempio di queste pittoresche ipotesi.

Per alcuni le scie sarebbero composte da pesticidi e vari veleni, e verrebbero sparse con lo scopo di sterminare la popolazione mondiale. Secondo questa corrente di pensiero esisterebbe un “governo occulto” che vorrebbe ridurre drasticamente la popolazione mondiale. Una variente di questa teoria sostiene che vengano rilasciati vaccini o globuli rossi essiccati, sempre con lo scopo di far ammalare quante più persone possibili. Qualcuno ha collegato alle scie il morbo di Morgellons, una malattia del tutto inesistente che qualche anno fa andava di moda in rete e che ha fatto qualche comparsata in programmi televisivi come il defunto Mistero di Italia 1.

Secondo altri invece le scie sono formate da metalli, principalmente bario e alluminio, la cui funzione sarebbe quella di controllare il clima per scopi militari. Per esempio si potrebbe indurre un’altra nazione a fare qualcosa scatenandole addosso siccità o precipitazioni instense per mezzo delle scie. Una variante prevede che le scie rendano l’aria elettroconduttiva per poi dirigere le onde di HAARP (esatto, sempre lui) in un punto ben preciso dove poi scatenerebbero un terremoto. Si tratterebbe di un’arma segretissima che sarebbe bene in qualche film di fantanscienza a basso budget, di serie C2 in zona retrocessione. Inoltre l’idea che l’aria diventi “elettroconduttiva” è ridicola perché ciò provocherebbe il cortocircuito delle linee elettriche ad alta tensione, e dubito che ciò passerebbe inoservato.

C’è addirittura chi sostiene che lo scopo delle scie sia quello di spargere sostanze “chimiche” che rendano le masse più controllabili dal governo occulto.

Ce n’è un po’ per tutti i gusti, questi sono solo pochi esempi e nemmeno i più folli.

Quale fenomeno produrrebbe le scie chimiche?

I teorici del complotto non sono d’accordo nemmeno su questo. Per alcuni sarebbero formate da additivi posti nel carburante. Il fatto che tali additivi (tipo pesticidi e globuli rossi essiccati) debbano essere bruciati nel motore a 800°C è un detaglio di secondaria importanza. Quanto all’alluminio e al bario, bruciarli nel motore dovrebbe avere effetti decisamente esplosivi.

Secondo un’altra corrente di pensiero invece gli aerei che spargono le scie sarebbero appositamente equipaggiati con contenitori dentro la cabina passeggeri e con degli ugelli sulle ali, in prossimità dei motori. Il problema in questo caso è il peso: per spargere una scia lunga centinaia di chilometri servirebbero molte tonnellate di materiale, che sommate alle svariate tonnellate di carburante necessario impedirebbero all’aereo di decollare per il peso eccessivo.

Scie chimiche e scie non chimiche

Secondo i teorici del complotto esisterebbero delle caratterische da osservare per distinguere una scia “chimica” (in inglese chemtrail) da una scia di condensazione innocua (in inglese contrail).

In realtà i parametri cambiano più o meno da complottista a complottista, tanto che di fatto impossibile cercare di usare le loro indicazioni per distiguere una scia pericolosa da una innocua. In realtà non sanno nemmeno loro quali siano le presunte differenze. Forse perché le differenze non ci sono in quanto sono TUTTE scie di condensazione? Tra poco ne riparleremo. Più o meno possiamo identificare alcune caratteristiche su cui gli “esperti” concordano abbastanza:

  1. le scie si formano a bassa quota;
  2. sono persistenti;
  3. sono “strane”;
  4. si incrociano nel cielo o hanno traiettorie bizzarre;
  5. non esiste prova di scie prima della metà degli anni ’90.
Scia di condensazione rilasciata da un aereo (CC BY-SA 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1060330)

1. I teorici ci spiegano che le scie possono formarsi solo a temperature inferiori a −40 °C a 8.000 metri di altezza e con umidità relativa del 70%. Come afferma il modello di Appleman, peccato che esso sia del tutto inaffidabile: elaborato nel 1953, si è rivelato impreciso e inadatto a predire la formazione di una scia di condensazione in quanto troppo rigido.

Ne consegue che le scie di condensazione possano formarsi a ogni quota, purché faccia abbastanza freddo. Alle nostre latitudini quindi è improbabile vedere una scia al livello del mare, ma le probabilità che si formino aumentano spostandosi a nord verso il polo.

Stimare l’altezza di un aereo in volo è impossibile, anche con il metodo della triangolazione, dato che si sposta mediamente a 250 metri al secondo. E poi bisogna considerare che un Boeing 747 è lungo 70 metri, per 64 metri di apertura alare. Un simile gigante che passa sopra le nostre teste a meno di 2.000 metri non ha l’aspetto di un puntino che lascia una scia, ma sarebbe ben visibile e risconoscibile. Il “puntino” è sempre un aereo a quota di crociera, cioè circa 11.000 metri sopra le nostre teste.

2. Una scia è di fatto una nuvola artificiale, può quindi rimanere visibile per un tempo variale da pochi minuti a diverse ore. Esattamente come le nuvole naturali. Semplicemente la persistenza di una scia dipende dalle condizioni meteorologiche dell’atmosfera nei dintorni, che possono essere molto instabili e variare anche nel giro di poche decine di metri.

Per esempio, una scia interrotta per un breve tratto dimostra che l’aereo ha attraversato una corrente in quota che ha disperso una sezione della scia, lasciando però intatto il resto.

3. Questa è forse la caratterisca più generica e al contempo più ridicola di tutte. Che significa che una scia è troppo strana? E strana in base a cosa, poi? Non lo so, non chiedetelo a me. Come già detto, l’aspetto delle scie dipende dalle condizioni atmosferiche intorno a esse, quindi diverse condizioni danno scie di diverso aspetto. Esattamente come condizioni differenti danno nuvole di diverso aspetto.

4. Questa “caratterisca” invece indica in toto l’ignoranza degli “sciachimisti”. Secondo loro gli aerei volano sempre in linea retta, ogni deviazione è sospetta tanto quanto due scie che si incrociano: una manovra tanto pericolosa può essere compiuta solo per uno scopo preciso e di certo non con aerei passeggeri. Peccato che le scie incrociate distino tra loro varie centinaia di metri, gli aerei che le hanno tracciate non si sono affatto incrociati e non è affatto una manovra pericolosa: i controllori del traffico aerei fanno in modo che le quote cui viaggiano gli aerei siano sfalsate di centinaia di metri per evitare collisioni in volo. Volare per centinaia o migliaia di chilometri senza mai incrociare la rotta di un altro aereo è semplicemente impossibile.

Inoltre gli arei non volano affatto sempre in linea retta, le rotte possono prevedere delle virate oppure possono essere circolari. È il caso per esempio delle rotte di attesa, cioè delle rotte circolari che gli aerei compiono intorno agli aeroporti in attesa del proprio turno di atterrare.

Bombardieri della Seconda Guerra Mondiale che rilasciano scie di condensazione.

5. Questa idea è decisamente ridicola, dato che per smontarla basta chiedere a genitori o nonni. Si può anche guardare l’immagine a lato, che risale alla Seconda Guerra Mondiale.

Semplicemente in passato le scie erano meno visibili perché il traffico aereo era minore, negli ultimi anni è aumentato enormemente e di conseguenza sono aumentate anche le scie. Ma non vuol dire che le scie non esistevano prima del 1995, semplicemente ce ne erano di meno e nessuno ci faceva caso perché non esistendo ancora la bufala erano considerate una cosa normale.

Le analisi che dimostrano l’esistenza delle scie “chimiche”

Ci sarebbero alcune analisi chimiche che dimostrerebbero l’esistenza delle scie “chimiche”. Analisi eseguite su campioni di terreno presi sotto la vericale di una scia presente circa 10.000 metri sopra, che hanno dimostrano la presenza di alluminio, bario e silicio.

È molto strano trovare quei tre elementi nel terreno, in fondo sono solo tra i primi venti più comuni nella crosta terrestre. Per l’esattezza il silicio è solo il secondo più comune della crosta, mentre l’alluminio è il terzo.

L’idea di di prendere i campioni sotto la verticale di una scia invece è semplicemente esilarante: si potrebbe fare solo se le scie fossero composte di mattoni o blocchi di cemento.

La nascita di una bufala

In realtà è vero in un certo senso che le scie chimiche esistono dalle seconda metà degli anni ’90. È in quel periodo infatti che la leggenda ha inziato a circolare.

L’ideatore delle “scie chimiche” si chiama Richard Finke, che insieme a un certo Larry Wayne Harris aveva aperto una società di consulenza contro gli attacchi terroristici. Il problema era il loro “fantasioso” modo di farsi pubblicità, che prevedeva di inventare le minacce contro cui fare consulenze. Questi due signori inviarono un’e-mail a una lista di contatti in cui asserivano che alcuni aerei rilasciavano nell’aria una sostanza altamente tossica chiamata 1,2-dibromoetano. I media fecero la loro parte e diffusero questa “notizia” in realtà inventata dal duo di loschi individui. Così nascue una bufala mondiale e immortale.

Qualche tempo dopo i due, anche sostenitori della superiorità della razza bianca, furono arrestati per il possesso di fiale contenenti Yersinia pestis, cioè il batterio della peste bubbonica. Quindi l’idea delle scie “chimiche” è nata da una truffa.

Richard Finke e il suo compare Larry Wayne Harris dopo il loro arresto

La vera chimica delle scie “chimiche”

Insomma le scie chimiche sono una bufala senza senso, ma una domanda resta aperta: di cosa sono composte e come si formano le scie di condensazione? Perché ormai credo sia ovvio che le scie siano tutte formate da condensa.

La genesi di una scia è effettivamente da ricercare nella chimica, ovvero nella reazione chimica che avviene all’interno del motore dell’aereo. Un motore brucia un carburante per liberare energia, quindi da un’ossidazione esotermica. Il carburante avio è un idrocarburo derivato dal petrolio, che è quindi formato quasi esclusivamente da idrogeno e carbonio. Vediamo la reazione di ossidazione dell’idrocarburo più semplice, il metano:

CH4+2O2=CO2+2H2O

In questa reazione una molecola di metano reagisce con due di ossigeno atmosferico, producendone una di anidride carbonica e 2 d’acqua. Proprio questa è l’acqua che forma le scie di condensazione: quando viene espulsa dal motore viene in contatto con un’aria molto più fredda, che la fa quindi condensare di gocce o brinare in piccoli cristalli di ghiaccio, a seconda della temperatura dell’aria intorno all’aereo. L’accumulo di queste goccioline o cristallini di ghiaccio genera una nuvola artificiale filiforme, che è la scia di condensazione. La combustione di un carburante avio è molto simile, cambiano solo i coefficienti stechiometrici.

Come sempre, la realtà è spesso molto più semplice e ragionevole, in accordo con il buon vecchio rasoio di Occam. Non facciamoci ingannare dai complottisti, ma impariamo invece a ragionare con la nostra testa in base alle prove a disposizione.

Per approfondire:

Ivan Berdini

Zoologo e appassionato di fotografia