La dura vita dello scarabeo rinoceronte

Lo scarabeo rinoceronte (Oryctes nasicornis) è un coleottero europeo della famiglia dei Dinastidi, imparentato con il famoso scarabeo ercole (Dynastes hercules), che però è americano. Si trova facilmente anche in Italia ed è una delle poche specie saproxiliche a non essere in declino, dato che riesce a prosperare anche in giardini privati e parchi pubblici. Vista la sua tenacia, credo valga la pena di conoscerlo un po’ meglio.

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Femmina adulta di Oryctes nasicornis (scarabeo rinoceronte)

Si tratta di animali molto comuni, ma che raramente vengono visti perché di abitudini piuttosto schive. Infatti gli adulti tendono a uscire dai loro rifugi dopo il tramonto, mentre le larve non escono mai allo scoperto e passano tutto il loro tempo all’interno delle cavità che scavano nel legno marcescente.

Caratteristiche dello scarabeo rinoceronte

Questo animale deve il suo nome comune all’inconfodibile profilo del maschio, il quale ha sul capo una grande escrescenza chitinosa che gli conferisce un profilo simile a quello di un rinoceronte. Tale struttura è usata durante i combattimenti tra maschi che hanno lo scopo di corteggiare le femmine.

Maschio adulto di Oryctes nasicornis (scarabeo rinoceronte)

Gli adulti superano di poco i 4 centimetri e non si nutrono affatto. Si mantengono consumando le riserve energetiche accumulate durante il lungo stadio larvale e sopravvivono alcune settimane, giusto il tempo di trovare un partner. La ricerca è aiutata dal fatto che sono ottimi volatori, infatti sotto le elitre si nasconde un paio di grandi ali metatoraciche capaci di spingere a lungo in volo questo insetto abbastanza pesante.

Gli adulti sono attivi in primavera ed estate e non è raro trovarli nei parchi urbani, anche se più spesso si rinvengono le loro carcasse. Nonostante l’osservare un esemplare vivo sia molto più interessante, il ritrovamento di una o più carcasse è comunque importante in quanto indica la presenza di una popolazione di questa specie. Mi è capitato di trovare esemplari in vita e carcasse in varie zone di Roma, anche nel quartiere dove abito in periferia. La capacità di volare anche a lungo consente agli adulti di viaggiare tra un parco e l’altro, quindi questa specie soffre meno di insularità rispetto ad altre che vivono in modo simile.

La vita delle larve

Il fatto che lo stato di conservazione di O. nasicornis sia buono dipende dalle abitudini delle larve. Esse sono parte della fauna saproxilica, ma al contrario della gran parte delle specie con lo stesso ruolo ecologico, sono molto più generaliste e si adattano a molte specie di legno marcescente, o comunque a vari tipi di materiale vegetale in decomposizione.

Le larve infatti si nutrono di legno marcio o materiale vegetale in decomposizione fino al raggiungimento dell’età adulta. Le femmine depongono le uova in un sito adatto e dopo un paio di settimane di incubazione emerge una piccola larva biancastra, di consistenza piuttosto molle ma dotata di una testa sclerificata, equipaggiata con robuste mandibole. L’animale inizia sin da subito a nutrirsi del substrato e cresce nel corso del primo anno di vita fino a circa 6 centimentri, passando attraverso tre mute e tre stadi denominati rispettivamente L1, L2 e L3.

Una volta giunto l’inverno, la larva sospende la sua attività e sverna all’interno del suo nascondiglio, aspettando il ritorno della primavera. Quando le temperature risalgono, la larva riprende a nutrirsi e aumenta di peso fino all’inverno successivo. Qui ha due possibilità: può svernare di nuovo se non ha raggiunto una biomassa sufficiente, oppure effettua un’altra muta trasformandosi in una pupa. Sverna poi in questo stadio fino alla primavera successiva, quando con l’ultima muta emerge l’adulto.

Dettaglio del capo della larva, si vedono bene le mandibole

In totale il ciclo vitale di questa specie può durare 3 o 4 anni, a seconda della disponibilità di cibo per la larva. In allevamento in cattività è possibile accelerare lo sviluppo in modo da avere l’adulto in soli 12 mesi, è sufficiente mantenere la temperatura intorno ai 25°C.

Credo sia interessante notare come le larve siano sensibilmente più lunghe degli adulti, infatti durante l’impupamento l’animale si accorcia di circa 2 centimetri. Ciò è parte del normale sviluppo ontogenetico, per quanto sia sorprendente.

Pupa di scarabeo rinoceronte (femmina). (By Banco de imágenes del CNICE – MEC – http://mediateca.educa.madrid.org/imagen/ver.php?id_imagen=k7cl7dvp1j3u2jum, CC BY-SA 2.5 es, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=8279160)

Si vede molto bene la segmentazione dell’addome, cosa che nell’adulto è nascosta dalle elitre. Questo dettaglio ci permette di notare lo sviluppo delle elitre che infatti sono ali modificate, ovvero hanno perso la funzione propulsiva nel volo per acquisirne una di protezione. Le elitre sono ripiegate verso il basso, nella regione addominale dell’animale, tra le zampe meso e metatoraciche (ossia il paio centrale e quello posteriore). Appena lo scarabero emerge dall’involucro della pupa le sue elitre sono molli, trasparenti e morbide come l’altro paio di ali, ci vogliono un due o tre giorni affinché sclerifichino e quindi acquistino la loro consistenza coriacea.

Concludo con un breve video da me realizzato che mostra un maschio di questa specie intento a scavare:

Questo è lo scarabeo rinoceronte, un animale che sopravvive con facilità in ambiente antropizzato e che quindi credo sia meritevole di ammirazione!

Ivan Berdini

Zoologo e appassionato di fotografia