Alla scoperta degli “animali volanti”

Tra gli animali sono in molti a saper volare. Il gruppo più consistente per numero di specie volanti e per tecniche è senza dubbio quello degli insetti, seguiti dagli uccelli e dai mammiferi, tra quali i pipistrelli non hanno nulla da invidiare agli uccelli. Milioni di anni fa, nel Mesozoico, esistevano anche migliaia di specie di rettili volatori, gli pterosauri, che non erano dinosauri ma un vasto ordine di rettili a loro affine.

Ma quelli appena citati non sono i soli animali capaci di volare, infatti ne esistono altri molto insoliti ed è proprio a loro che è dedicato questo articolo.

Pteromys momonga, lo scoiattolo volante giapponese (By Takashi Hososhima from Tokyo, Japan – Japanese dwarf flying squirrel, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=44374895)

A dire il vero non si tratta proprio di volare ma più di planare, cosa che presuppone comunque adattamenti notevoli.

Mammiferi

Un petauro indiano con le membrane dispiegate, durante la planata (Di Pratik Jain – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=17508273)

Lo scoiattolo volante è forse il più famoso. Si tratta di un gruppo di roditori strettamente imparentato con gli scoiattoli, che ha sviluppato un particolare accorgimento per planare, capacità che torna molto utile per sfuggire ai predatori. Infatti questi scoiattoli hanno delle membrane (dette patagi) che collegano tra loro gli arti lungo i lati del corpo, che possono essere dispiegate estendendo le zampe. In questo modo l’animale può planare per una distanza consideravole, anche varie decine di metri. I petauristi possono arrivare addirittura a qualche centinaio di metri.

Durante la planata il controllo della direzione viene mantenuto per mezzo della coda, che funge da vero e proprio timone, in modo simile a quanto avviene per gli uccelli.

Colugo della sonda (By Lip Kee Yap. – Flickr: Colugo., CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=7627076)

Sempre tra i mammiferi abbiano i dermotteri, volgarmente noti come colughi o anche lemuri volanti. In passato si credeva che fossero lemuri e quindi scimmie, ma oggi sono classificati in un ordine indipendente da quello dei primati, chiamato Demoptera. Le analisi filogenetiche compiute mediante indagini molecolari collocano i dermotteri comunque molto vicini ai primati, come sister group.

Attualmente esistono solo due generi di colughi, ognuno con una sola specie: Galeopterus variegatus e Cynocephalus volans. I loro adattamenti per la planata sono molto simili a quelli degli scoiattoli volanti, infatti hanno dei grandi patagi tra le zampe anteriori e posteriori, tuttavia mancano della grande coda. Per manovrare usano i patagi stessi, che sono in proporzione più estesi di quelli degli scoiattoli.

Entrambe le specie si nutrono di foglie, frutti, fiori e germogli e sono tipiche delle foresti pluviali asiatiche, nelle Isole della Sonda, nelle Filippine e in Indocina.

Rettili

Decisamente più sorprendenti sono le lucertole volanti del genere Draco, volgarmente note come “draghi volanti”. Nonostante il nome minaccioso, si tratta di piccole lucertole delle foreste pluviali asiatiche e ne esitono decine di specie diverse.

Anche i draghi volanti hanno dei patagi sui fianchi, ma con una sostaziale differenza da quelli dei mammiferi visti finora. Le membrane dei draghi infatti sono disposte su delle costole estremamente allungate, che fungono da struttura di supporto per le ali.

Draco spilonotus (By A.S.Kono – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=30928618)

Per quanto sorprendenti, questi adattamenti non sono una novità. Infatti numerosi rettili ormai estinti avevano dei patagi simili a quelli dei draghi, come per esempio il Coelorosauravus vissuto nel Permiano superiore e quindi circa 250 milioni di anni fa.

Anche in questo caso la capacità di planare è usata per spostarsi da un albero all’altro e torna molto utile per sfuggire ai pradatori, perché si tratta sempre di animali di taglia piuttosto ridotta.

Anfibi

Ancora più sorprendenti forse sono le rane volanti, che hanno sviluppato un sistema abbastanza bizzarro per planare.

Le rane volanti hanno delle membrane tra le dita più robuste rispetto a quelle che tutti gli anfibi usano per nuotare e riescono a planare per brevi tratti o a scendere planando dagli alberi semplicemente allargando le dita di tutti e quattro i loro arti. Qui sono disponibili alcune fotografie di questi animali, nelle quali si possono vedere le grandi membrane.

Queste rane, appartenenti a due famiglie distinte di anfibi, possono essere trovate nelle foreste pluviali del Sud America e dell’Asia, dove si arrampiano sugli alberi per cercare cibo e nascondere le proprie uova.

Aracnidi

Gli unici artropodi capaci di volare sono gli insetti, che sono anche gli unici dotati di ali, ma alcuni ragni hanno elaborato una strategia curiosa per potersi spostare in volo anche senza le ali. Alcune specie di ragno infatti sono capaci di lasciarsi trasportare da lunghi filamenti di seta che fungono da paracadute. In questo modo possono spostarsi per distanze variabili, a volte anche parecchi chilometri se fluttuando incontrano delle correnti d’aria. Questa tecnica è chiamata ballooning e può spiegare come i ragni riescano a raggiungere località remote, come per esempio isole vulcaniche appena emerse dall’oceano.

Ivan Berdini

Zoologo e appassionato di fotografia