La ricerca di base è uno spreco di soldi?

L’annuncio della scoperta delle onde gravitazionali risale all’11 febbraio 2016, ossia a soli 5 giorni fa. Eppure così pochi giorni sono bastati a far emergere le solite polemiche: la ricerca di base è un inutile spreco di soldi?

(By MoocSummers – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=34548418)

Sempre le solite polemiche

In realtà polemiche di questo genere sono tristementi comuni nel corso della storia: ogni volta che viene annunciata una scoperta c’è sempre immancabilmente qualcuno che dice cose come:

  • che senso ha spendere così tanto denaro per fare queste ricerche se poi nel <mettere anno a caso> si muore ancora di cancro?
  • per eliminare la fame nel mondo basterebbe la metà della cifra spesa per <mettere scoperta a caso>;
  • tutti soldi sprecati per alimentare la lobby dei <inserire scienziati a caso>, andrebbero spesi meglio.

Questi sono solo alcuni esempi generici, ma le obiezioni di solito sono di questo livello. In pratica è un esercizio di “benaltrismo”, che consiste nel cercare di sminuire un qualcosa dicendo che i veri problemi sono altri. Accade sempre: è successo nel 2014 quando il lander Philae della missione Rosetta scese sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko (all’epoca scrissi questo articolo al riguardo) ed successo dopo il primo allunaggio, nel 1969. A questo proposito esiste un curiso aneddoto: nel 1970 una suora missionaria di stanza in Africa di nome Mary Jucunda scrisse a Ernst Stuhlinger, allora direttore scientifico della NASA, una lettera nella quale chiedeva per quale motivo si spendessero cifre così esorbitanti per andare nello spazio quando quello stesso denaro potrebbe essere speso per sfamare migliaia o milioni di bambini. La risposta originale di Ernst Stuhlinger la trovate qui, mentre una traduzione è disponibile qui. In pratica Stuhlinger disse alla missionaria che la ricerca di base non è mai uno spreco perché non si può mai sapere come i principi scoperti grazie a essa possano essere utili, né tantomeno il quando.

L’utilità di una ricerca non si può sapere a priori

Chiariamo con un esempio pratico: le memorie in cui i vostri smartphone immagazzinano musica, fotografie, video, messaggi, ecc. funzionano grazie a un principio della meccanica quantistica chiamato effetto tunnel. La meccanica quantistica è un qualcosa che nel sentire comunque è considerato astratto e difficile da capire, eppure essa ha un’applicazione nella nostra vita quotidiana, così importante da non poterne più fare a meno. Dubito fortemente che Max Planck immaginasse un simile utilizzo dell’insieme di teorie che iniziò a introdurre nel 1900, così come non potevano immaginarlo i suoi contemporanei.

Rispondiamo per esempio all’obiezione riguardo il cancro: senza la ricerca di base sui radionuclidi non sarebbe stato possibile sviluppare le tecniche di medicina nucleare con le quali oggi si curano alcuni tipi di tumore, o che si usano per diagnosticarne altri.

In conclusione possiamo dire che la ricerca di base non è mai uno spreco, perché permette di scoprire cose che prima o poi rivoluzionano la nostra vita, il fatto che non si possa sapere a priori come o quando non significa che essa sia inutile. Chi sostiene il contrario è solo un ignorante, non c’è altro da dire.

Ivan Berdini

Zoologo e appassionato di fotografia